Disabilità
Discriminazioni basate sulla disabilità
Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CDPD), approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, ratificata con legge n. 18/2009, il disabile è una persona affetta da «minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine che in interazione con varie barriere possono impedire la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri». Definizione poi ripresa nella Strategia europea sui diritti delle persone con disabilità 2021-2030.
In Italia una definizione era stata già data dall’art. 3 della Legge n. 104/92, disabile è «colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione».
Ad oggi, il D.Lgs. n. 62/2024 definisce all’art 2, comma 1, lettera a) «condizione di disabilità»: una duratura compromissione fisica, mentale, intellettiva, del neurosviluppo o sensoriale che, in interazione con barriere di diversa natura, può ostacolare la piena ed effettiva partecipazione nei diversi contesti di vita su base di uguaglianza con gli altri.
La discriminazione nei confronti delle persone con disabilità riceve una apposita tutela, oltre dal D.Lgs. n.216/03 in tema di lavoro, dalla legge n. 67/2006 “Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni".
La legge si propone di garantire una tutela processuale a tutte quelle situazioni in cui la persona disabile risulti destinataria di trattamenti discriminatori, prevedendo che il Tribunale territorialmente competente possa ordinare la cessazione di un atto o di un comportamento che lo discrimina