null Centri estivi, per i bimbi disabili «non c’è posto». È boom di denunce di pratiche discriminatorie

Centri estivi, per i bimbi disabili «non c’è posto». È boom di denunce di pratiche discriminatorie

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24 giugno 2022

Sono ben il 20% in più, quest'anno, le segnalazioni di bambini disabili respinti dai centri estivi. «Ma se per tutti i ragazzini socializzare è importante, per loro lo è ancora di più», racconta Valentina Tomirotti, attivista per la disabilità.
Nel corso delle ultime settimane il Centro antidiscriminazione Franco Bomprezzi di Ledha ha ricevuto il 20% di segnalazioni in più da parte di famiglie che si sono viste rifiutare l’iscrizione al centro estivo per i propri figli con disabilità. Spesso non si viene esattamente respinti ma “semplicemente” invitati a pagare un contributo aggiuntivo rispetto alla retta per poter usufruire dell’assistente di supporto specializzato. Oppure viene proposta una frequenza ridotta o l’esclusione a priori a causa dell’inadeguatezza o inaccessibilità degli spazi o per generiche “questioni di sicurezza”. C’è infine chi accetta il bambino ma poi lo ghettizza.
Centri estivi, l’accesso è uguale per tutti.
I centri estivi sia pubblici che privati, gestiti da Comuni, parrocchie e centri sportivi, dovrebbero essere accessibili a tutti. Spiega Valentina Tomirotti, attivista nel mondo della disabilità: «L’ente gestore deve adottare tutte le misure e gli accomodamenti ragionevoli necessari a garantire anche a chi ha una disabilità un’adeguata frequenza e partecipazione su base di uguaglianza con gli altri, anche attraverso le eventuali figure e/o l’assistente di supporto specializzato, se necessari, senza l’imposizione di alcun onere ulteriore rispetto agli altri».
Se non lo fanno, violano la legge (67 del 2006) che sancisce il diritto di chi vive una condizione di disabilità fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, a non essere discriminato e promuove la parità di trattamento e delle pari opportunità nei confronti delle persone con disabilità.
«No, per te non c’è posto»
Per una famiglia e per un ragazzo disabile, una porta chiusa in faccia in questo inizio estate è un pugno nello stomaco: «Magari hanno costruito un percorso di socializzazione durante l’anno che viene bruscamente e ingiustamente interrotto», spiega Valentina Tomirotti.
L’invito è allora a denunciare, scrivendo alla stessa Tomirotti o segnalando questi episodi al Centro Antidiscriminazione della Ledha: sul sito internet c’è una scheda legale rivolta alle famiglie e il fac simile di lettera che i genitori possono direttamente scrivere agli enti gestori dei servizi ricreativi pubblici o privati che siano. La Ledha offre anche consulenza legale gratuita a chi, dopo l’invio della lettera, desiderasse procedere per via legali (scrivendo a antidiscriminazione@ledha.it).


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