Giornata Mondiale del Rifugiato, UNAR: chi resta indifferente é complice della strage
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Giornata Mondiale del Rifugiato, UNAR: chi resta indifferente é complice della strage
20 giugno 2021
“Accogliere i rifugiati e i richiedenti asilo, milioni di persone che fuggono da guerre, persecuzioni, oppressioni, violenze, è un imperativo morale per gli Stati, le Istituzioni, la comunità tutta. Le tante iniziative promosse per la Giornata Mondiale del Rifugiato, a partire dalla campagna dell’UNHCR “Insieme possiamo fare la differenza – Together we can do anything”, ci ricordano l’importanza per Governi, enti e associazioni di stare dalla stessa parte ogni giorno. Perché per costruire una società più inclusiva e solidale serve un impegno costante, concreto e corale” – dichiara
Triantafillos Loukarelis, direttore dell’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.
“Va in questa direzione il bellissimo messaggio che arriva ancora una volta dallo sport: l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali sostiene e fa il tifo per i 29 atleti della squadra olimpica di rifugiati che parteciperanno alle Olimpiadi di Tokyo 2020 – prosegue Loukarelis – i loro sguardi, il loro coraggio, la loro passione per la vita, costituiscono un simbolo di speranza per tutto il mondo. Ma ci ricordano anche che molti altri, troppi, purtroppo non ce l’hanno fatta”.
“Dal 1990 a oggi sono oltre 43mila le persone morte nel Mediterraneo o nelle altre rotte via terra verso l’Europa, 4.071 solo nell’ultimo anno – sottolinea – Non solo freddi numeri, ma persone con le loro storie e i loro affetti, spesso solo bambini. Le parole del Papa, che ci ha ricordato come il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande d’Europa, non possono lasciarci indifferenti. Chiunque scelga di girarsi dall’altra parte sarebbe complice di una drammatica strage. L’Unione europea dovrà dimostrare di essere all’altezza della sfida: solo se c’è una volontà comune di non abbandonare le persone più vulnerabili potremo far sì che nelle nostre società si affermi davvero una cultura della solidarietà, dell’inclusività e dell’accoglienza”.
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